Distintivo Squadriglia Graffer A.N.R. 1944 Repubblica Sociale Italiana Aeronautica Nazionale Repubblicana
Distintivo di propaganda del 1944 per la Squadriglia “Graffer” dell’A.N.R. Aeronautica Nazionale Repubblicana nella Repubblica Sociale Italiana…
Descrizione prodotto
Distintivo di propaganda del 1944 per la Squadriglia “Graffer” dell’A.N.R. Aeronautica Nazionale Repubblicana nella Repubblica Sociale Italiana.
Fu realizzato per essere dato in omaggio a chi avesse contribuito alla sottoscrizione pubblica per la raccolta di fondi.
La sottoscrizione fu aperta dai Fasci Repubblicani di Torino nel primo semestre del 1944 per finanziare la produzione di aeroplani da caccia Fiat G.55 (aereo appunto raffigurato sul distintivo) da assegnare alla costituenda squadriglia.
Il distintivo è realizzato in alluminio verniciato e riproduce la sagoma di un caccia Fiat G.55 contornata dalla scritta “Squadriglia Graffer” in campo azzurro avio.
E’ dotato sul retro di un lungo spillo per l’applicazione, con il classico attacco dell’epoca.
E’ ancora in eccellenti condizioni con la sua verniciatura originale perfettamente integra, difficilissima da trovare.
Epoca | 1944 |
Nazione | Italia |
Materiali e finiture | Alluminio verniciato |
Dimensioni | 4 cm x 3 cm |
Rarità |
GIORGIO GRAFFER vista la sua origine aveva innato l’amore per la montagna e si era presto affermato come rocciatore di vaglia.
E’ comprensibile che chi è animato dal culto delle altezze e dell’ardimento possa sentirsi preso dalla passione del volo che è conquista di altezze e somma di ardimenti.
Le sensazioni e le emozioni che ne possono derivare sono indubbiamente diverse.
Non più il contatto vivo della roccia, la ricerca attenta di un appiglio, la gioia di uno strapiombo superato e le lunghe, difficoltose, inebrianti ore di scalata, ma in compenso una ebbrezza nuova, una levità quasi immateriale che permette di superare ogni ostacolo e di salire, col corpo e lo spirito, più in alto.
Salire più in alto.
Forse questo era il sogno che si poteva leggere in quegli occhi chiari.
E Graffer imparò a salire e a dominare spazi e macchine come lo san fare soltanto gli aviatori di razza.
Rotto ormai all’ardimento, incapace di mezze misure, audace per temperamento, divenne presto uno dei più dotati piloti da caccia dei nostri Reparti.
La guidò all’attacco mirabili per concezione, attuazione e per l’importanza dei risultati conseguiti.
Però furono azioni brevi, perché la firma dell’armistizio con la Francia segnò un periodo di sosta per tutti i Reparti dislocati su quel fronte.
Ma Graffer trovò ugualmente modo di dimostrare di quale tempra egli fosse.
Fu durante una delle prime incursioni notturne compiute da velivoli avversari sull’Italia Settentrionale.
Gli apparecchi nemici avevano raggiunto il cielo di Torino e tra riflettori, contraerea, razzi illuminanti e bombe non era facile effettuare voli di caccia notturna, tanto più che si era all’inizio delle ostilità, ed esperienze del genere non ne era state fatte molte da nessuna parte.
Ma Graffer era in campo e volle partire ad ogni costo.
Chi è stato in aria di notte con un apparecchio da caccia attrezzato esclusivamente per voli diurni, sa che cosa voglia dire andare in quelle condizioni a cercare il nemico.
Anche Graffer lo sapeva, ma la sua volontà era tesa allo scopo e le difficoltà non valsero a costringerlo a rinunziare.
Naturalmente una volta in aria non gli riuscì di vedere nulla.
Fece quota con larghe spirali, aguzzando bene lo sguardo nel buio e deciso a non tornare giù se non a carburante esaurito.
Faticava a tenersi fuori dalla zona di sbarramento e di quando in quando veniva accecato dai riflettori.
Ma a furia di girare, osservando la direzione del tiro contraereo e seguendo il concentramento dei fasci.
di luce, gli riuscì finalmente di avvistare un apparecchio avversario. Tutta manetta, una rapida virata e gli era in coda.
Alla prima raffica l’altro tentò di portarsi fuori tiro, avanzò un po’ zigzagando, poi iniziò un violento fuoco di reazione con le armi di bordo.
Graffer vide le traccianti venirgli dritte incontro, ma finì per esserne contento perché sino a quando l’altro sparava non c’era pericolo di perderlo.
La lotta continuò aspra nella notte. La tecnica di un attacco notturno non gli era ancora nota, ma Graffer se la creò lì per lì, comprendendo che per colpire non c’era altro sistema che quello di portarsi sotto all’avversario con un volo regolare e di sparare a distanza ravvicinata, anche se ciò finiva per metterlo a tiro delle armi di bordo dell’altro.
Già era riuscito a mettere a segno qualche raffica, quando Graffer si accorse che la reazione dell’avversario gli aveva inutilizzate le armi, danneggiandogli l’apparecchio in più punti.
La partita sembrava irrimediabilmente perduta, ma Graffer aveva deciso di non cedere.
Con le armi inefficienti c’era un solo mezzo per distruggere l’apparecchio avversario: investirlo.
Una picchiata decisa, un violento scarto del velivolo nemico e il primo tentativo andò a vuoto.
Questo fatto avrebbe potuto far desistere Graffer dal suo proposito, ma egli trovò ancora una volta, a mente fredda, il coraggio di ripetere con maggiore attenzione e maggiore impegno una manovra che poteva costargli la vita.
Si riportò in posizione opportuna e scagliò l’apparecchio contro l’avversario.
Fu la volta buona; uno schianto, un precipitare di rottami e un paracadute che si apriva bianco nell’oscurità della notte.
Graffer era miracolosamente salvo.
Continua a leggere:
http://www.alieuomini.it/pagine/dettaglio/uomini,5/giorgio_graffer_gli_eroi_alati,31.html
L’Aeronautica Nazionale Repubblicana (abbreviata in ANR), costituita come Aeronautica Repubblicana il 27 ottobre 1943 ed operante tra la fine del 1943 e il 19 aprile 1945, era l’aeronautica militare della Repubblica Sociale Italiana, attiva principalmente nel contrastare le formazioni di bombardieri statunitensi dirette a colpire l’Italia settentrionale o la Germania meridionale.
Oltre ai reparti da caccia, l’ANR, che adottò l’aggettivo “Nazionale” nel giugno 1944, disponeva anche di un gruppo aerosiluranti e di reparti da trasporto.
Nata con alcune tensioni con il comandante dell’aeronautica tedesca in Italia, feldmaresciallo Wolfram von Richthofen che mirava ad inquadrare il personale italiano in una “legione straniera” inserita nella Luftwaffe, l’ANR riuscì ad ottenere una relativa indipendenza (le operazioni rimasero ad esempio di competenza dei tedeschi) ed ebbe sotto il proprio controllo anche l’artiglieria contraerea ed i reparti di paracadutisti.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Aeronautica_Nazionale_Repubblicana
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