Berretto da Generale di Corpo d’Armata Mod. 34 appartenuto al Generale De Benedetti Regio Esercito periodo fascista 1936 Seconda Guerra Mondiale
Splendido e raro berretto da Generale di Corpo d’Armata modello 34, appartenuto al Generale De Benedetti Giovanni Antonio…
Descrizione prodotto
Splendido e raro berretto da Generale di Corpo d’Armata modello 34, appartenuto al Generale De Benedetti Giovanni Antonio.
E’ realizzato in tessuto di cordellino grigio verde.
Identificano il grado la meravigliosa greca ed i due galloni in filo di canutiglia argentato, direttamente ricamati lungo tutta la circonferenza del tamburo, ed il trofeo frontale di aquila sabauda, coronata, ad ali spiegate realizzata in filo di canutiglia dorato montata su sottopanno di colore robbio.
Visiera e soggolo sono verniciati di nero, i bottoni metallici laterali, semisferici, stampati ad identificare l’appartenenza al Genio Militare, come da regolamento.
Fascia “marocchino” parasudore interna integra, rivestimento interno in seta con stampato il marchio del fabbricante, UNIONE MILITARE.
Il berretto è in condizioni eccezionali, assolutamente perfetto, ed è completato anche dalla sua scatola originale in cartone, dell’Unione Militare.
E‘ anche inclusa la Distinta originale dell’Unione Militare relativa a questo berretto “Aquila d’Oro”.
Dello stesso Generale De Benedetti potrete trovare in vendita altri articoli a lui appartenuti e che erano parte del suo equipaggiamento, avendo noi rilevato tutto quello che i suoi famigliari avevano accuratamente conservato nel tempo.
Epoca | 1936 |
Nazione | Italia |
Materiali e finiture | Tessuto di cordellino grigio verde e canutiglia |
Rarità |
Il Cav. De Benedetti Giovanni Antonio in una foto originale dell’epoca.
Qui indossa il berretto modello 34, quando ricopriva il grado di Generale di Divisione (dal 24 Settembre 1932), prima della promozione a Generale di Corpo d’Armata, avvenuta il 1 Gennaio 1936.
Durante l’anno 1933 ricoprì il ruolo di Comandante della 9° Brigata di Fanteria e successivamente quello di Comandante generale della 31° Divisione di Fanteria.
Il passaggio di grado è legato alla sua carriera come capo di servizio del Genio Militare per la Marina, avendone ricoperto i ruoli di:
– Direttore Centrale dal 16.04.1936 al 30.04.1936 (Generale di Divisione)
– Direttore Generale dal 01.05.1936 al 01.05.1939 (Generale di Corpo d’Armata)
Le tabelle nella galleria sotto evidenziano la mostreggiatura per i diversi gradi del Regio Esercito, in uso dagli anni ’30.
I gradi degli Ufficiali Generali subirono sostanziali modifiche nel corso degli anni.
La Grande Guerra comportò per il Regio Esercito un continuo cambiamento delle gerarchie e dei distintivi di grado. Per ridurre la visibilità degli ufficiali al fronte vennero abolite ad esempio la sciarpa azzurra, la sciabola e altre vistose insegne. I gradi vennero definitivamente rimossi dalle controspalline e fissati sui paramano delle divise, in via sperimentale con le stellette allineate orizzontalmente oppure posti addirittura sul retro del paramano, cioè visibili soltanto di spalle. Restarono in questa posizione fino al 1934.
Per distinguere meglio gli incarichi di comando, gli Ufficiali Generali passarono da tre gradi gerarchici a otto. Le stellette erano sempre d’oro, il nastro in tessuto era d’argento su stoffa inizialmente grigio-verde, dal 1918 diventata rossa.
La massima suddivisione si ebbe nel 1918 quando il grado di colonnello in comando di brigata viene trasformato in brigadier generale ed inserito nella categoria degli ufficiali generali; nascono altresì i gradi di maggior generale in comando di divisione, tenente generale in comando d’armata e tenente generale capo di stato maggiore dell’esercito.
Alcune prime modifiche all’abbigliamento dei soldati cominciarono ad arrivare negli anni venti, ma un grande cambiamento ci sarà solo nel 1933 con la cosiddetta “Riforma Baistrocchi” che introduce, tra le altre cose, l’abito “borghese”, camicia con collo floscio, “metallerie” esclusivamente dorate e nuove insegne di grado per gli ufficiali.
Le stellette però rimangono in vigore per i cappelli a bustina e successivamente per il basco e per le tenute coloniali. Le controspalline degli ufficiali e dei marescialli erano bordate con del filo colorato a seconda della specialità di appartenenza: scarlatto per fanteria e carabinieri, bianco per la cavalleria, giallo-arancio per l’artiglieria, cremisi per il genio militare, viola per il commissariato, celeste per gli automobilisti e blu per l’amministrazione.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale e l’autarchia voluta dal fascismo comportarono peraltro un’austerità nelle divise militari. I galloni degli ufficiali si rimpiccioliscono notevolmente, spostandosi a pochi centimetri dal bordo inferiore delle manopole per ridurne la visibilità agli occhi del nemico. Dopo il proclama Badoglio dell’8 settembre 1943 l’Esercito Nazionale Repubblicano adotta propri gradi mentre rimangono immutati per il Corpo Italiano di Liberazione prima e per i Gruppi di Combattimento poi, eccezion fatta per gli ufficiali che si vedranno trasferite, tra la fine del 1944 e l’inizio del 1945, le insegne di grado nelle controspalline. Questo cambiamento venne effettuato per uniformare le divise italiane a quelle Alleate. Gli ufficiali generali portavano le stellette d’oro su di una controspallina in tessuto d’argento; gli ufficiali superiori, da maggiore a colonnello, portavano la controspallina guarnita da un bordo d’oro; gli ufficiali inferiori avevano una nuova disposizione delle stellette, ora centrate rispetto alla controspallina. Nessuna novità invece per i sottufficiali, che già avevano le insegne di grado sulle controspalline o sugli avambracci. I sergenti ed i graduati di truppa portavano i gradi sugli avambracci in posizione intermedia tra spalla ed il gomito.
Gli Ufficiali Generali, ritornati a tre livelli dopo la prima guerra mondiale, all’avvento della seconda guerra mondiale erano sei. Il disegno veniva portato al di sopra delle manopole della divisa ed era composto da un tratto di greca e un numero di “filetti” corrispondenti al numero delle stellette; il filetto più in alto componeva un ovale simile al “giro di bitta” dei marinai della Regia Marina.
Dopo la proclamazione dell’Impero nel 1936, nel 1938 sorse, per il Re e per il Capo del Governo (Benito Mussolini), il grado di “Primo Maresciallo dell’Impero”, contraddistinto da una doppia greca sormontata da un’aquila romana.
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