Placca Distintivo Giro Aereo NOVARA 1937 Avio Raduno RUNA Regia Aeronautica Balbo PNF
Placca distintivo commemorativo dell’ Avio Raduno di Novara, 1937 anno XV e.f., organizzato dalla sede provinciale Forni del RUNA, Reale Unione Nazionale Aeronautica. …
Descrizione prodotto
Placca distintivo commemorativo dell’ Avio Raduno di Novara, 1937 anno XV e.f., organizzato dalla sede provinciale Forni del RUNA, Reale Unione Nazionale Aeronautica.
La placca distintivo è di grande formato, realizzata in metallo stampato, con disegni a smalti policromi. Al centro campeggia l’aquila simbolo della città di Novara, poggiata su di un basamento con un fascio littorio e recante la sigla RUNA. Ai lati ed alla base del distintivo, è riportata la descrizione dell’evento commemorato. Ai quattro angoli troviamo dei forellini che servivano per far passare il filo di cotone o dei chiodini, da usare a seconda di dove il distintivo doveva essere applicato.
Il distintivo è in ottime condizioni di conservazione, smalti assolutamente integri. Oggetto da poter inserire in una bella collezione di aviazione, con testimonianze di epopea aviatoria, di gesta di piloti ed eroi che sin coi primi palloni aerostatici per poi passare ai nascenti velivoli, man mano sempre più performanti, hanno dato lustro all’Italia (Ferrarin, d’Annunzio, De Pinedo , Balbo tanto per citarne qualcuno)
Epoca | 1937 |
Nazione | Italia |
Materiali e finiture | Vedi descrizione |
Dimensioni | Altezza 8 cm - Larghezza 5 cm |
Peso | 50 gr |
Rarità |
L’Aereo Club di Novara , sede provinciale Roberto Forni, ha base presso l’aeroporto di Cameri.
L’aeroporto di Cameri ha origine in quel 1909 che a tutti gli effetti è l’anno di nascita dell’aviazione italiana.
Un gruppo di appassionati d’aviazione e imprenditori individua nella brughiera di Cameri il luogo idoneo per impiantarvi un aerodromo. Qui si insedia la AVIS, filiale italiana della fabbrica di aeroplani francese Voisin, che inaugura anche la Prima Scuola Italiana di Aviazione. Con il successivo arrivo della Aeroplani Gabardini, l’Aerodromo di Cameri vive, negli anni che sono a cavallo della 1ª Guerra Mondiale, momenti di grande splendore e acquista notorietà internazionale.
Aerodromo, campo di aviazione, base aerea o aeroporto che sia, Cameri diventa una delle pagine fondamentali della storia aeronautica italiana: sarà scuola di pilotaggio, fabbrica di aeroplani, aeroporto civile e militare, centro di aviazione sportiva, sede di reparti da bombardamento e di alianti d’assalto, ma subirà anche l’occupazione tedesca e l’abbandono. Da autentica fenice, però, risorgerà per essere base di jet della difesa aerea, della pattuglia acrobatica nazionale, polo di eccellenza tecnica dei principali velivoli da combattimento dell’Aeronautica dei nostri giorni, nonché sede privilegiata di sperimentazione di uno dei più avanzati programmi aeronautici del suo tempo.
Nel 1909 sorgono, nell’ordine, i campi di volo di Centocelle, Montichiari, Bovolenta e infine Cameri, che pur tra alti e bassi è l’unico rimasto in attività da allora. Ma, rispetto ai suoi predecessori, Cameri può essere inteso come il primo aeroporto italiano concepito come tale fin dall’origine, dotato cioè di quelle infrastrutture e servizi che da lì in poi caratterizzano una simile installazione.
Nel marzo del 1904 nacque a Milano la Società Aeronautica Italiana (S.A.I.). L’idea era di propagandare e di muovere l’interesse degli Italiani nella direzione di quella che oggi definiremo una nuova tecnologia e che allora andava romanticamente sotto il nome di nuova conquista del progresso e dell’ingegno.
Questa data resta importante anche per ciò che successe l’anno seguente (Parigi, 12 ottobre 1905), ossia – è il caso di dirlo, sulle ali dell’entusiasmo – la costituzione di una nuova sigla, la Federazione Aeronautica Internazionale (F.A.I.), che riuniva un consorzio di altri sei Paesi oltre l’Italia: il Belgio, la Francia, la Germania, la Spagna, la Svizzera e gli USA. Un evento questo che era stato determinato grazie alla lungimiranza di alcuni amatori, come il conte Henri de la Vaulx (Vice Presidente dell’Aero Club di Francia), il Magg. Moedebeck (della Lega Aeronavale Tedesca) e Monsieur Fernand Jacob (Presidente dell’Aero Club del Belgio), i quali decisero – considerando il versante sportivo di questa nuova attività di volo – di sottoporre un loro progetto di regolamentazione al Congresso Olimpico di Bruxelles, che caldamente lo accolse con la seguente motivazione: “Questo Congresso, riconoscendo l’importanza particolare dell’Aeronautica, esprime il desiderio che in ogni Paese sia creata un’Associazione per regolamentare una simile attività di volo e che sia formata una Federazione Universale Aeronautica, la quale riunisca tutte le associazioni nazionali, per organizzare le diverse minifestazioni aeronautiche e per stabilire le modalità di divulgazione scientifica e sportiva dell’Aeronautica stessa”.
In questo scenario molto dinamico, ma anche abbastanza caotico e ancora poco regolamentato, si decise di delegare a due enti preesistenti la cura delle competenze in materia di turismo e di motori aeronautici: la prima fu appannaggio del Touring Club d’Italia e la seconda ricadde sotto l’amministrazione dell’Automobile Club d’Italia.
L’epoca eroica del volo aeronautico stava così lentamente declinando per lasciare il suo posto alle regole ed al coordinamento fra regole e norme dei vari Paesi, cosa che rimaneva di competenza della F.A.I., come s’è visto. Si imponeva tuttavia la necessità di creare un Consiglio Generale della Società Aeronautica Italiana, cosa che avvenne a Roma e di cui fu inizialmente presidente proprio il principer Spada. Possiamo senz’altro considerare questo il primo ente nazionale superiore, tant’è vero che esso subito si attivò, in virtù del suo stesso statuto, per assegnare e/o confermare le competenze di cui si è accennato. Queste furono quindi così ripartite: alla S.A.I. furono attribuite le competenze in materia di palloni sferici e dirigibili, alla S.I.A. quelle in materia di turismo aereo ed all’Automobile Club d’Italia quelle relative ai motori aeronautici. Sia la S.A.I. che la S.I.A. potevano inoltre rilasciare brevetti internazionali di pilotaggio.
Nel 1909 continuarono a propagarsi le iniziative per la diffusione del volo: a Torino sorse – con obiettivi più industriali che sportivi – la Società Aviazione Torino (S.A.T.), presieduta dall’On. Carlo Montù; a Napoli nacque il Circolo Aeronautico Napoletano e, nelle vicinanze di Padova, a Bovolenta, nella cosidetta zona “dei Patriarcati”, venne inagurato, il 16 novembre, il primo aerodromo civile italiano, grazie alla passione e all’impegno di un altro grande pioniere del volo in Italia, il leggendario Leonino Da Zara.
Fu per merito dello stesso Da Zara che venne fondato anche l’Aero Club d’Italia. nella data che egli stesso riporta: “… le incertezze del tempo e dell’aerodromo (di Bovolenta, n.d.r.) continuamente vittima delle invasioni delle acque, mi permettevano di organizzare altre attività, quella ad esempio della costituzione dell’Aero Club d’Italia che mi ha dato l’onore di conoscere il Duca degli Abruzzi. Il principe glorioso mi ha voluto accogliere a Venezia, dove era stato destinato per il suo alto posto di comando, compiacendosi di accettare la Presidenza onoraria per l’Aero Club d’Italia, fondato a Padova il 18 febbraio 1910, il primo sorto da noi e di cui venivo nominato Presidente”.
La data ufficiale della nascita dell’AeCI, tuttavia, è da traslare al 1911 (22 novembre), momento in cui esso fu ufficialmente fondato e quello di Da Zara divenne, com’era logico, l’Aero Club di Padova. La presidenza fu assunta dal principe Ludovico Potenziani, affiancato da un Consiglio costitutivo da delegati dei Ministeri della Guerra e della Marina e da rappresentanti delle varie associazioni preesistenti alla costituzione del nuovo ente.
L’Aero Club d’Italia unificò così l’esercizio del potere sportivo aeronautico nazionale (rilascio dei brevetti di pilotaggio, omologazione di gare e di record, emanazione di regolamenti sportivi, ecc.), divendendo conseguentemente il rappresentante ufficiale dell’Italia in ambito F.A.I.; si fece inoltre immediatamente promotore di diverse iniziative per la propaganda del volo e contribuì alla costituzione del Corpo di Volontari Aerostieri ed Aviatori di supporto alla difesa del paese.
L’anno seguente l’associazione assunse la denominazione di Reale Aero Club d’Italia (RAeCI), dizione mutata nel 1936 in Reale Unione Nazionale Aeronautica (RUNA). Il primo Giro Aereo d’Italia ebbe luogo nel 1930. Nel marzo 1950 l’Aero Club inglobò la Federazione Italiana del Volo a Vela (FIVV), costituitasi a Milano nel 1946. Una legge del 29.5.1954 conferì all’Ente “personalità giuridica di diritto pubblico per disciplinare ed inquadrare le attività nel campo aeronautico”. Nell’Ottobre del 1963 il paracadutismo sportivo venne inglobato nell’Aero Club.
L’Aero Club d’Italia, in quanto esercita attività sportiva, è per gli sport aeronautici l’unica Federazione del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), ai sensi dell’art. 27 del D.P.R. 28 marzo 1986, n.157, nonché del decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242. La qualifica di federazione non può, pertanto, essere assunta da alcun altro ente aeronautico. L’Aero Club d’Italia è l’unico Ente nazionale che rappresenta l’Italia presso la Federazione Aeronautica Internazionale (F.A.I.) e, di conseguenza, è l’unico rappresentante di tale Federazione nel territorio dello Stato.
L’Aero Club d’Italia riunisce tutte le Associazioni e/o Enti che promuovono il volo in tutti i suoi aspetti, volo turistico, volo ultraleggero (ULM), paracadutismo. Il suo scopo primario è quello della promozione, diffusione di tutte le forme di volo e aggiornamento di tutti i suoi associati.
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